12 Nov Cos’è il target panic?
Ne avete mai sentito parlare? forse no, ma probabilmente lo avete sperimentato sia nella vostra vita privata che professionale.
Il target panic è ben conosciuto nello sport del tiro con l’arco e, soprattutto, è conosciuto dagli arcieri che lo hanno provato. Si tratta di un vero e proprio blocco psicologico spiegato cosi dagli esperti del settore “Molto spesso la causa del target panic è dovuta ad un approccio sbagliato al bersaglio: l’arciere si presenta sulla linea di tiro pensando “devo fare 10” ed ottiene così un risultato negativo poiché diventa ansioso non appena il bersaglio si presenta dentro alla diottra! Il target panic si presenta in svariati modi come l’andare su e giù del pin (mirino) nel bersaglio, il bloccarsi come statue in prossimità del giallo, il chiudersi o, nel peggiore dei casi, lo sganciare senza essere nemmeno arrivati in mira.” ( https://www.disport.it/blog/86/target-panic_che-cos_)
Quando ne sentii parlare per la prima volta rimasi affascinata da un termine che andava ben oltre questo sport ma descriveva un comportamento che molto spesso osservo sia in me che nelle persone con il quale lavoro, soprattutto nel coaching.
Possiamo tradurre “target panic” con termini come : paura di colpire il bersaglio, fare centro ma anche paura di avere successo, paura del potere, paura di riuscire.
Un caso aziendale: Tommaso e i suoi sabotaggi
Tommaso è un giovane tecnico che lavora in un’azienda leader nel settore idraulico ed è una persona molto ambiziosa, a suo dire. Il suo responsabile, al contrario, gli propose un percorso di coaching perché prendesse consapevolezza di alcuni comportamenti sabotatori, così definiti, che impedivano a Tommaso di fare un salto di qualità, ossia diventare Responsabile Tecnico della sua unità. Durante la prima sessione Tommaso disse che desiderava tantissimo fare un salto di carriera ma , allo stesso tempo, non capiva cosa lo spaventasse. Mi disse “Quando devo espormi e prendere una decisione, che so essere giusta, mi blocco e continuo a rimuginare finché i miei collaboratori vanno dal mio capo che gli propone la stessa soluzione che avevo in mente io. Perché non aspettano che io abbia la sicurezza di quello che sto per dire?“.
Gli chiesi di spiegare cosa accadeva in lui in quei momenti e la sua risposta fu “Ho bisogno di sentirmi sicuro, non voglio sbagliare, perché se sbaglio la responsabilità è mia!” poi continuò affermando ” Non ho lavorato così duramente per vedermi fregare il posto da uno più spavaldo e incosciente di me!” intendendo un “rivale” con cui si sentiva in gara per il posto di Responsabile Tecnico.
Perché ci fa paura il successo?
Tommaso sta esplorando il suo target panic e questo lo sta portando faccia a faccia con le sue paure e le sue convinzioni-ombra.
Al di là delle teorie ancora in studio dalla psicologia dello sport, che ancora non è riuscita a trovare una spiegazione unanime su questo blocco dell’arciere, citerò lo psicoterapeuta e insegnate di CNV Thomas D’Ansembourg che considero abbia, più di tutti, colto l’origine del target panic .
Il doppio vaccino
In modo divertente, D’Ansembourg parla di doppio vaccino ossia una dose raddoppiata di convinzioni limitanti e contrastanti ( vaccini appunto) che culturalmente abbiamo ricevuto durante la prima parte della nostra giovane vita e che, come una puntura sottocutanea, si sono infiltrati nel nostro mondo percettivo di vedere la realtà.
Citerò il testo così come lui fa:
- Prima iniezione “Devi essere il migliore!” La performance e il successo sono obbligatori.
- Seconda iniezione “Non puoi pensare di essere il migliore!” La performance e il successo sono vietati.
La prima convinzione fa riferimento al concetto di “Sii perfetto!” che spesso nell’educazione famigliare, scolastica e sociale si tramuta in frasi killer come: “puoi fai di più se”, “non perdere tempo”, “datti da fare” o a volte “hai fatto solo il tuo dovere”. E’ un vero e proprio invito alla ricerca insaziabile di perfezione, per definizione mai raggiungibile. Questi messaggi creano molta frustrazione , come potete immaginare, e si poggiano sul binomio competizione-paragone quindi diventa una gara a chi ha di più, a chi arriva prima, a chi finisce prima, a chi ha i voti più alti, a chi è più popolare ecc… La parola d’ordine è “Devi avere successo!” a discapito del benessere interiore della persona.
La seconda convinzione fa riferimento ad un concetto diametralmente opposto che si lega al primo innescando una vera e propria lotta interiore; “Non puoi pensare di essere il migliore!”, “sii modesto!”, “fatti da parte”. Ciò che può, apparentemente, apparire come un inno alla modestia viene interiorizzata come “tieni un profilo basso” che mina fortemente lo sviluppo della fiducia in se stessi e dell’autostima personale.
Tutto questo è per “il tuo bene”.
La trappola invisibile
Come vedete, sono due messaggi opposti che legandosi creano indiscusse paure inconsce che ci immobilizzano tra il desiderare senza osare, sperare senza intraprendere, attendere senza trasformare, subire senza agire.
Tutto questo diventa una perfetta trappola invisibile che si mette in moto quando siamo difronte ad una performance come quella di Tommaso e di moltissime altre persone.
Il target panic è a mio avviso la manifestazione del desiderare il successo e della sua stessa paura.
Bibliografia di riferimento
“Più felici di così si può” Thomas D’Ansembourg Edizioni Esserci
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